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Neon Genesis Evangelion sembra menzionare, citare o alludere ad alcuni concetti postulati dal noto psicologo svizzero Carl Gustav Jung, e in particolar modo la sua più nota teoria, quella degli archetipi dell'inconscio collettivo. Se si prende come punto di partenza la teoria degli archetipi, assodandola come vera, è naturale pensare a Neon Genesis Evangelion come espressione particolare di un inconscio collettivo, universalmente condiviso dagli esseri umani. D'altro canto, i numerosi riferimenti alla psicologia della serie, forti di influenze freudiane e adleriane, fanno sì che la presenza, intenzionale o meno, cosciente o incosciente, di situazioni, personaggi, o concetti facilmente associabili al concetto di archetipo rivesti una particolare importanza, più accentuata e significativa rispetto a una semplice archetipicità ancestrale. Sembra che gli archetipi più citati e influenti, a livello narrativo e meta-testuale, siano quelli di Ombra, di Anima e di Madre, simili ad alcuni concetti postulati da Sigmund Freud.

Benché non risulti a se stante essere una inequivocabile prova di autenticità per l'ipotesi di una cosciente influenza junghiana sui temi di Evangelion, nella precedente opera di Hideaki Anno, Punta al Top! GunBuster, un personaggio, a tratti simile ad Asuka, è chiamato Jung Freud, scelta da ricercare, con un certo margine di probabilità, nella volontà di altri membri dello staff, e non di Anno. Alcune dichiarazioni e numerose fonti ufficiali sembrano però confermare la tesi di fondo.

Hideaki Anno e Jung[]

Si è a lungo discusso sulla probabile influenza della psicologia analitica di Jung. Sull'annosa questione si sono cimentati alcuni utenti del forum anglofono Evageek. Simili interpretazioni sono state fatte in alcuni saggi accademici, che peccano di scarsi riscontri con fonti primarie o secondarie, dando per assodate voci tutt'altro che comprovate. Benché risulti improbabile che Anno abbia letto molto materiale di Jung, considerato il suo approccio citazionistico e la sua passione amatoriale per la psicologia, non sembra azzardato ipotizzare che, almeno nella seconda metà della serie, grazie alla collana Bessatsu Takarajima abbia potuto approfondire qualche argomento o preso in prestito alcune teorie di Jung per rendere più realistica l'introspezione psicologica dei personaggi.

L'Ombra e la Persona[]

"Chi è in condizione di vedere la propria Ombra e di sopportarne la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito: ha perlomeno fatto affiorare l'inconscio personale. Ma l'Ombra è parte viva della personalità e con questa vuol vivere otto qualche forma"
—Carl Gustav Jung, Opere, vol. 9, p. 20

Con il termine Ombra Carl Gustav Jung indica il lato negativo ed oscuro della personalità, che sfugge al controllo dell'Io cosciente e che rischia, in alcune situazioni, di dominarlo. Se rimane isolata dalla totalità, l'Ombra porta progressivamente ad una destrutturazione della Persona, la maschera che l'individuo porta nei confronti degli altri, e alimenta nell'essere umano una distruttività tale da boicottare e rovinare se stesso[1]. Jung definisce l'Ombra come «ciò che [una persona] non vorrebbe essere»[2]. Nelle fiabe e nei miti svolge spesso la funzione di nemico, di alter-ego, di parte nascosta della persona, come nel noto romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson. La maggior parte dell'Ombra deriva dalla repressione delle emozioni che scivolano nell'inconscio e diventano sempre più potenti perché non le viene permesso di esprimersi: l'Io deve imparare a riconoscere le emozioni negative ed esprimerle in qualche modo (catarsi, sport, arte, e via dicendo), perché solo così può contattare le emozioni positive che si trovano ad un livello più profondo[3].

In un suo celebre saggio Jung scrive che: «L'incontro con sé stessi significa anzitutto l'incontro con la propria Ombra. L'Ombra è, in verità, come una gola montana, una porta angusta la cui stretta non è risparmiata a chiunque discenda alla profonda sorgente. Ma dobbiamo imparare a conoscere noi stessi per sapere chi siamo»[4]. Risultano evidenti innegabili somiglianze con alcune scene del sedicesimo episodio, in cui Shinji dialoga con un altro se stesso, in penombra, in un treno al crepuscolo. Alcuni dialoghi della puntata fanno comprendere come il ragazzo cerchi di fuggire dalle cose spiacevoli e abbia rimosso alcuni ricordi e aspetti di sé, misconoscendoli. Queste e altre analogie sono rintracciabili nelle due situazioni. Analoghi incontri con una ipotetica Ombra di se stessi avvengono nel caso di Asuka e Rei, che vengono attaccate psicologicamente dagli angeli Arael e Armisael. Arael distrugge la Persona, la maschera sociale di Asuka, facendole rivivere il proprio drammatico passato. Armisael invece fa comprendere a Rei i propri sentimenti inconsci e parlandole «con parole che provengono dal [suo] subconscio»[5]. In tal senso, gli Angeli possono essere metaforicamente interpretati come l'Ombra del genere umano, in quanto massimamente simili all'uomo, e capaci di provare psichicamente un pilota facendo emerge il proprio inconscio, il lato negativo ed oscuro della personalità.

Per Jung la prima tappa verso l'individuazione, cioè la maturazione dell'individuo nella sua totalità, incisivamente chiamata Sé, è l'incontro con se stessi e l'Ombra. Non sembra essere un caso che è proprio dall'incontro con l'angelo Leliel che Shinji inizia a prendere maggiore consapevolezza di sé e a percorrere un angusto cammino verso una maggiore coscienza e maturità.

L'Ombra
Ombra monologo

Didascalia "ombra" nel monologo di Asuka

Ombre Asuka

Asuka viene trascintata da varie ombre di se stessa

Ombra Shinji

L'Ombra di Shinji

L'Anima e l'Animus[]

Anima Shinji

L'Anima di Yui contatta Shinji

Jung ha elaborato due contetti chiamati Anima e Animus. Essi vengono intesi come due facce della stessa medaglia: l'Anima rappresenta la componente femminile nella psiche maschile (di un bambino, di un uomo, di un ragazzo), e viceversa[6]. In altre parole, Jung immagina la psiche come un sistema in cui si deve realizzare, per forza di cose, l'unione degli opposti, proprio come l'agognato equilibrio fra Ombra e Persona, maschile e femminile, passività e attività.

L'Anima, cioè il respiro, lo spirito, l'aria, nei racconti e nelle fiabe assume le forme di donne angeliche, sagge e divine, e molto spesso questo si sovrappone all'archetipo della Madre. Jung ad esempio discute in alcuni saggi dell'archetipo della Doppia Madre, credendo che i bambini pensino di avere due madri, l'una reale e l'altra immaginaria e spesso idealizzata[7]. Il compito fondamentale dell'Anima è mostrare alla psiche cosciente, e quindi all'eroe della storia, un pensiero trascendente, spirituale, più elevato persino della logica discorsiva e razionale. Questo è collegabile a Shinji e a Yui, che, come scritto da Yuichiro Oguro, rappresenta una figura divina che trascende il tempo e la logica umana[8]. Del resto lo stesso Shinji è figlio, in maniera letterale e simbolica, di Yui, dell'Eva-01, di Lilith, in quanto essere umano Lilim, e di Rei. Rei è la perfetta rappresentazione dell'archetipo dell'Anima e, in linea più generale, della Grande Madre, in quanto sterile ma feconda, santa e non-santa, ambigua e ambivalente. Anche il suo legame con Lilith, di cui possiede l'anima, e Yui, della quale è un clone genetico, enfatizza questo aspetto, assieme al suo nome, che, scritto con l'ideogramma 霊, significa 'spirito', 'fantasma'. Una diversa scrittura del fonema, in 怜, può assumere il significato di 'saggio, saggezza'. Lo stesso Yoshiyuki Sadamoto, character designer della serie, ha dichiarato: «[Rei è] come un'ombra, o come l'aria; è quel tipo di ragazza che non si può afferrare»[9].

Il dualismo Adam-Lilith, accennato in diversi episodi della serie, è enfatizzato da Kaworu Nagisa. Se Rei rappresenta l'Anima, la poesia, la spiritualità, la genetica, Kaworu rappresenta l'Animus, cioè il Logos, il discorso razionale, l'analisi, la ponderazione, la filosofia. Questo è evidente se si analizza il suo modo di parlare, discorsivo e prolisso, diametralmente opposto alle riflessioni ermetiche di Rei Ayanami. In tal senso è curioso notare che Rei e Kaworu appaiano in molte occasioni insieme nella psiche individuale di Shinji. Negli intenti originali del regista il personaggio di Kaworu Nagisa avrebbe dovuto essere una «versione idealizzata di Shinji», mentre Rei Ayanami sarebbe stata una rappresentazione dell'inconscio di Ikari[10].

La Grande Madre[]

Lilith grande madre

Lilith in The End of Evangelion

La figura di Lilith, sia in Neon Genesis Evangelion che nella mitologia ebraico-babilonese, è di per sé una rappresentazione dell'inconscio. In quanto tale Lilith è simbolo di trasformazione e di magia, del potere magico della femminilità, della nascita e della morte. L'ambivalenza della sua figura è ascrivibile all'archetipo della Grande Madre. Secondo Jung, la Grande Madre rappresenta: «La magica autorità del femminile, la saggezza e l'elevatezza spirituale che trascende i limiti dell'intelletto; ciò che è benevolo, protettivo, tollerante; ciò che favorisce la crescita, la fecondità, la nutrizione; i luoghi della magica trasformazione, della rinascita; l'istinto o l'impulso soccorrevole; ciò che è segreto, occulto, tenebroso; l'abisso, il mondo dei morti; ciò che divora, seduce, intossica; ciò che genera angoscia, l'ineluttabile»[11]. La descrizione data da Jung è perfettamente conciliabile con il ruolo assunto da Rei e da Lilith nel Progetto per il Perfezionamento in The End of Evangelion. Anche l'Eva-01, con il suo lato affettuoso e materno nettamente contrapposto ad un lato distruttivo e mortifero del suo stato di berserk è una rappresentazione emblematica dell'ambivalenza di questo archetipo.

La figura della Grande Madre (Great Mother), nell'area mediterranea pre-patriarcale, assume precisi connotati fisici, rintracciabili in alcune sculture disseminate dall'Egitto predinastico fino alle foreste della Germania: la Grande Madre ha un grembo e un corpo sproporzionati, caratteri sessuali accentuati e arti estremamente ridotti. Un esempio su tutti è dato dalla celebre Venere di Willendorf. La Grande Madre è spesso simbolicamente rappresentata come un Albero della Vita che da riparo a tutti gli esseri viventi o nell'acqua primordiale della vita[12]. L'Eva-01 ha un forte legame con entrambi i simboli. Lilith, dopo la generazione, condivide molti tratti fisici con l'archetipo descritto da Jung. Altra analogia è rintracciabile nel celebre saggio La Dea bianca di Robert Graves : la Dea Bianca può essere accostata alla Lilith gigante con le sembianze di Rei.

Inconscio collettivo e individuazione[]

Neon Genesis Evangelion è considerabile una fiaba in cui Shinji, eroe della vicenda, emerge dall'abisso dell'inconscio ancor più maturo d prima. Il suo però non è un romanzo di formazione (o bildungsroman) qualunque, perché viene influenzato, in maniera probabilmente diretta, dalle teorie di Jung. Secondo le teorie dello psicologo svizzero l'eroe della fiaba, per poter superare un ostacolo, cioè una rappresentazione metaforica dell'inconscio, ha bisogno di immergersi completamente in esso, trasformandolo e elaborandolo in proprio alleato. Questo è rappresentato visivamente e concettualmente nella grande opera junghiana di Hideaki Anno, Neon Genesis Evangelion: The End of Evangelion. Mentre nella serie animata si tende ad una interpretazione più freudiana e pragmatica, The End of Evangelion ricorre a molte simbologie elaborate da Jung.

L'immagine dello 01 che emerge dall'occhio di Lilith è Shinji che rinasce e ritrova il proprio Sé.

Il percorso di Shinji, che discende nel proprio inconscio e affronta Misato, Rei, Asuka e Yui, decidendo il corso del Perfezionamento, è una iconica rappresentazione dell'eroe della fiaba/Io fichtiano che compie un viaggio interiore nel negativo/non-Io, emergendone come prima ma più maturo, più alto, più arricchito. Shinji, che nelle ultime sequenze della pellicola emerge dal mare di LCL, cioè l'inconscio collettivo umano, rappresenta l'Io che si impone sul mondo, cresciuto e consapevole di se stesso. L'opera si configura quindi come un lento processo di individuazione; non solo di Shinji, protagonista in-universe della vicenda, ma dello stesso spettatore, portato a immedesimarsi, in quanto essere umano individuale, nel suo lento cammino evolutivo ed involutivo.

Note[]

  1. Carl Gustav Jung: L'ombra, i sogni e la trasformazione, crescita-personale.it.
  2. Pietro Lombardo, Impariamo ad amare. La maturità psicoaffettiva, p. 61.
  3. L'Ombra, archetipi.org.
  4. Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell'inconscio collettivo, p. 20
  5. Filmbook, vol. 9, p. 15.
  6. Animus, carl-jung.net
  7. Si legga la già citata ed esauriente raccolta Opere, vol. 9, per approfondimenti.
  8. 第62回 エヴァ雑記 第26話 まごころを、君に, style.fm
  9. Yoshiyuki Sadamoto, My Thoughts at the Moment, in Neon Genesis Evangelion 3-in-1 Edition, vol. 1, Viz Media, 2012, pp. 346-348, ISBN 978-1-4215-5079-4.
  10. Hideaki Anno, intervista in giapponese su jinnken.org.
  11. Il Culto della Dea Madre, archetipi.org
  12. Dal Dizionario di psicologia di Galimberti.

Note[]

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